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Stress e Burnout: le chiavi per riconoscerli e combatterli

Qualsiasi discorso sul burnout non può che partire dallo stress. Entrambi rappresentano la concettualizzazione di stadi psico-fisici correlati all’attività della persona.

Lo stress lavoro-correlato, un dato di fatto

Lo stress da lavoro, anche detto lavoro-correlato, è una condizione piuttosto comune oggigiorno. Riguarda lavoratori e lavoratrici che hanno a che fare con grandi carichi di lavoro, responsività, super efficienza. In altri termini, consiste nel dover fare tutto al meglio, sempre, in ogni condizione determinata dalle caratteristiche della mansione e dall’organizzazione di appartenenza.

Il tema è: quanto a lungo una persona può essere chiamata a reggere certi ritmi? Fuori dal lavoro riesce ad allentare la tensione? È difficile stabilire se lo stress derivi dal lavoro o dalla vita privata e sociale, ma sul fatto che entrambe le cose siano intrecciate e corresponsabili ci sono pochi dubbi.

Burnout: definizioni e cause

Burnout significa, letteralmente, bruciarsi.  Nel maggio 2019, il burnout è stato inserito nella lista della Classificazione internazionale delle sindromi di natura fisica o psichica elaborata dall’OMS, con queste parole: “il burnout è una sindrome concettualizzata come risultante dello stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo”.

Lo stress prolungato nel tempo è la causa più rilevante di burnout. Ripetere per ore e giorni un’attività faticosa, frenetica o distante dalle proprie competenze e capacità, può condurre a una reazione opposta rispetto a quella che dovrebbe portare a dare il meglio di sé davanti alle difficoltà. Il burnout paralizza. Impedisce lo sviluppo, inibisce alle emozioni positive di emergere e conduce al ripiegamento su “se stessi”. La condizione che si determina è di inadeguatezza rispetto alla professione e alla vita.

L’esaurirsi delle risorse e delle energie conducono a un’incapacità funzionale. Ogni cosa diventa urgente o un’emergenza, che sia vero o che sia solo una interpretazione degli eventi.

Cosa dice la legge?

In termini civilistici, l’incidenza dello stress negativo deriva essenzialmente dalla violazione dell’art. 2087 che recita: “L’imprenditore è tenuto ad adottare, nell’esercizio dell’impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Stando alla giurisprudenza, l’obbligo contemplato dalla norma non è circoscritto al rispetto della legislazione in materia di prevenzione, ma si estende oltre, arriva fino al dovere da parte dell’azienda di evitare comportamenti lesivi dell’integrità psico-fisica.

Cosa fare in caso di burnout?

Ogni piccolo segnale andrebbe colto e preso considerazione: difficoltà nel sonno, inappetenza, stanchezza fisica e mentale prolungata, stati negativi duraturi dell’umore, crescenti difficoltà professionali e operative. È opportuno notare se lo svolgimento di alcune attività comporta preoccupazioni che in precedenza non venivano avvertite. La rilevazione di tali sintomi dovrebbe avere due effetti: il lavoratore o la lavoratrice, soggetti a stress prolungato, prima che diventi burnout, dovrebbero chiedere aiuto, rivolgersi a uno specialista. L’azienda, dal canto suo, deve farsi carico di monitorare e valutare il rischio da stress lavoro correlato e mettere in campo misure e politiche adeguate. Sussiste, inoltre, l’obbligo di inserire questo rischio nel DVR. I soggetti chiamati a valutare il rischio sono – oltre al datore di lavoro – l’RSPP, il medico competente e l’RLS. In alcuni casi questa valutazione ha un impatto culturale, poi organizzativo, sull’azienda.  È importante documentare il concreto interesse di tenere sotto controllo questa forma di rischio attraverso verbali, report o anche mail che diano conto della continuità del monitoraggio e della valutazione.

La direzione virtuosa da intraprendere consiste nel dare vita a un team di lavoro che prenda in esame le condizioni cui sono sottoposti gruppi omogenei di lavoratori e lavoratrici, utilizzando uno schema che prevede due fasi: preliminare e approfondita. Si tratta di un’analisi che consente di acquisire informazioni utili a interpretare lo stato psichico di chi opera in azienda.

Alcuni indicatori della sindrome da stress (a maggior ragione per quanto riguarda il burnout) sono:

  • Assenteismo
  • Comportamenti che determinano conseguenze disciplinari
  • Errori esecutivi ed esposizione incontrollata ad altri rischi
  • Alto turn over del personale
  • Patologie fisiche

Le chiavi della prevenzione

Nonostante quanto detto finora, è bene sapere che lo stress lavoro-correlato e il burnout non sono malattie professionali e non vengono quindi riconosciute dall’Inail come tali. L’Inail, infatti, stabilisce che possano essere riconosciute come disturbi, ma dal punto di vista della tecnica assicurativa e della medicina del lavoro, non vi è base giuridica per associarne le cause, per una percentuale adeguata, all’attività lavorativa.

In ogni caso è opportuno intervenire in forma preventiva. La concatenazione tra stress, stress prolungato e burnout può essere evitata intervenendo su diversi livelli: personale, operativo, organizzativo.

In questo contesto, la formazione gioca un ruolo cruciale. Investire in programmi formativi non solo aumenta la consapevolezza dei lavoratori e delle lavoratrici riguardo ai segnali di stress e burnout, ma offre anche strumenti pratici per gestirli. Corsi di gestione dello stress e di pratiche utili al raggiungimento del benessere fisico e mentale contribuiscono a migliorare la qualità della vita lavorativa e non delle persone, e al diffondersi di una cultura della sicurezza, sia in azienda sia al di fuori.

Scritto da: Angelo Canaletti il 19 Novembre 2024

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