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Cards for Learning Design. Scopriamo le Carte della Progettazione Skilla

Quando progettiamo percorsi formativi, andiamo ad “architettare” esperienze di apprendimento che, grazie all’acquisizione di conoscenze, competenze – e alla motivazione a migliorare – sono in grado di accrescere la professionalità e il valore delle persone.
E come possiamo rendere la formazione una reale leva strategica per lo sviluppo di imprese e organizzazioni? Imparando a costruire percorsi capaci, efficaci e ingaggianti. La logica del percorso formativo pone l’accento sulla combinazione e l’integrazione di diversi format e diversi momenti, quindi percorsi blended, ibridi.

Proprio con questo obiettivo, Skilla ha ideato e realizzato “Le carte della progettazione” e insieme a Lorena Patacchini, Senior Trainer & Academy Specialist di Skilla, scopriamo l’origine di questo tool, in cosa consiste, in che modo padroneggiarlo.

Come nascono le Cards for Learning Design?

Le carte nascono dal desiderio di facilitare i progettisti a prendere confidenza con i differenti format, soprattutto su come realizzare un processo che mixi e alterni approcci diversi, i cui confini si fondono per creare percorsi fluidi, mirati a potenziare il processo di apprendimento e l’efficacia didattica.
La parola “processo” è da contrapporre a “momento” formativo. La finitezza non può rappresentare la natura dell’apprendimento, che è invece un viaggio, un’evoluzione per stadi, per tappe, ognuna delle quali necessita del format giusto che supporti il micro-obiettivo formativo.

Perché proprio le carte?

Perché la sperimentazione manuale è un canale preferenziale: maneggiare attivamente le carte e con esse format, dinamiche, logiche di apprendimento, ha un impatto e un’efficacia maggiori rispetto ad un manuale da consultare.
È un tool che copre più esigenze: didattica, relazionale, di memorizzazione; un valido supporto non solo per insegnare a progettare blended, ma anche per organizzare il lavoro di gruppo.
Le carte sono appunto pensate per essere utilizzate all’interno di minigruppi che si confrontano, condividendo opinioni, esperienze e best practice. Si utilizzano sempre in riferimento a situazione vere/verosimili e attivano la dinamica di progettazione tipica di un contesto reale; vanno ad innescare una riflessione, a consolidare punti di vista diversi, agevolare la messa a terra e l’applicazione.

I format sono tanti, come si affina l’arte della combinazione?

La metafora più immediata la troviamo in cucina: possiamo avere un’infinita varietà di ingredienti. E come nasce un piatto vincente? Non quando ne uso il maggior numero, ma quando so selezionarli e combinarli sapientemente. E perché riesco a farlo? Perché ho una conoscenza approfondita delle caratteristiche, delle proprietà e del contributo di ciascun elemento alla pietanza: freschezza, sapidità, dolcezza…
Nella progettazione, dobbiamo dunque partire dalla conoscenza dei vari format, come possono essere funzionali a determinati stadi, momenti e obiettivi; successivamente costruiamo il percorso.

E come ci si orienta nella moltitudine dei format?

Per agevolare chi si trova a maneggiare le carte, i format sono raggruppati in macro categorie, quelle che derivano da un modello ampiamento consolidato in letteratura e nella pratica: 70-20-10. Questa formula altro non è che la fotografia di come, mediamente, ciascuno di noi acquisisce il proprio know-how: momenti formativi tradizionali; momenti di confronto informale; esperienza sul campo.
Se è vero dunque che le persone apprendono essenzialmente attraverso il fare… noi che ci occupiamo di formazione dovremmo sentirci perlomeno in imbarazzo di fronte a quel 10%?
Ebbene no! È un indicatore essenziale per capire che non dobbiamo trascurare tutta l’attività che segue quella formale; e, ben organizzandola, asseconderemo e daremo slancio al processo di apprendimento.

Come sono organizzate le carte?

Abbiamo suddiviso le carte in tre mazzi principali, più uno:

  1. Formal Learning: tutta l’attività formale/istituzionale, che può essere sincrona e asincrona. La modalità asincrona e la carta che fa accedere al al magico mazzo “Risorse Multimediali”. Cosa vi troviamo? Pillole formative, infografiche, video di esperti, contenuti del web, filmati, cartoon ecc. tutto ciò che è fruibile via LMS o piattaforma.
  2. Social Learning: quella parte di formazione derivante dal confronto fra pari/colleghi. Ecco allora le carte relative a community, social network aziendali, feedback fra pari, gamification, ecc.
  3. Training on the job. Dopo un corso, si torna normalmente al proprio lavoro e compito di chi fa formazione è calare la parte teorica in un contesto pratico-operativo, offrendo strumenti che supportino la persona nelle sue mansioni. Facciamo un esempio: durante il cambio di toner della fotocopiatrice, la persona può sfogliare un mazzo di learning card che mostrano l’applicazione della teoria nel momento dell’attività pratica. Altro esempio: un chatbot che permette un dialogo con un interlocutore virtuale che guida durante un compito da eseguire.

Ci si può avvalere anche di strumenti più evoluti, come realtà aumentata e virtuale, visori, oppure di figure di riferimento (tutor, coach, mentor).

In che modo il tool supporta, guida, stimola chi lo utilizza?

Il mazzo di carte in un senso rassicura e in un altro sfida. Se da un lato si può tendere verso la strada già battuta e comporre un “classico” – aula + webinar + project work – dall’altro ci si ritrovano in mano moltissime altre tessere da piazzare nel proprio framework di progettazione. E ci si interroga: voglio davvero trascurare quei momenti formativi o voglio invece giocarmi carte inedite?
La potenza del tool è la possibilità di creare giochi e combinazioni sempre più strategici e raffinati. Ad esempio: bypassare le carte più scontate (tipo aula, webinar) e scoprire come altre carte possono rivoluzionare il framework. Esempio: opto per la gamification invece di un webinar, un evento invece di un’aula…

Dal “cosa” al “come”: strategie e sequenza.

Dopo aver indicato i format, passiamo poi allo step successivo: con quali strategie li utilizziamo? Ed ecco che sono nati i mazzi delle “strategie didattiche”, ovvero il modo in cui si trasferiscono i contenuti formativi. Come rilascio le informazioni, come (rap)presento il tema protagonista dell’aula? Facciamo un esempio: problem based learning, parto dal problema analizzo gli scenari e mi avventuro in un argomento che si rivela via via che risolvo il problema. Altre strategie? Il gioco di ruolo o simulazione del caso…
A questo punto, la domanda è: con quale sequenza rilascio le informazioni, in quale ordine? Ho varie alternative: dal generale al particolare, dal facile al difficile, dal concreto all’astratto, sequenza gerarchica, deduttiva, procedurale, dall’overview al dettaglio.
Andando sempre più nel particolare abbiamo creato anche il mazzo delle Microstrategie per favorire l’apprendimento: tutte le situazioni che, non materializzandosi in automatico, vanno accuratamente previste e non lasciate alla casualità la memorizzazione, la verifica e il consolidamento delle informazioni presentate. Ad esempio le microstrategie per assicurarsi una corretta memorizzazione e metabolizzazione dei contenuti.

Com’è andata con il testing e la reazione dei destinatari dello strumento?

Abbiamo sperimentato le carte della progettazione in alcuni workshop organizzati da aziende che ci hanno ospitato, come Confcommercio, Aruba e durante il recente Salone della Formazione.
Qual è il loro merito? Supportare l’instructional designer a “pensare blended”, a presidiare ogni singola fase del processo, arricchendolo, sfruttando tutte le risorse a disposizione per agevolare l’apprendimento.
Oltre al fatto di trovarsi subito a proprio agio con il tool, abbiamo sempre riscontrato un’accoglienza positiva e buona disposizione, perché si tratta di un compendio di tutte le metodologie di facile consultazione e comprensione.
Siamo molto soddisfatti delle dinamiche di gruppo che si innescano, dell’effetto e delle soluzioni inedite che si creano, da cui noi stessi traiamo ispirazione e indicazioni.
Perché se abbiamo già immaginato un ventaglio di modalità di utilizzo, i gruppi riescono a sorprenderci ogni volta con direzioni inattese!

E qualche difficoltà riscontrata?

Di difficoltà non si può parlare, piuttosto la consapevolezza del peso del “fattore tempo”. Perché prima di giocare, è essenziale poter disporre del tempo utile a conoscere, valutare, studiare le carte; solo il tempo ci permette di scoprirne ogni potenzialità e possibilità.

Per concludere, qualche nota o consiglio utile?

Sebbene sia potente, lo strumento va comunque inserito in un flusso che non può prescindere da una puntuale analisi del fabbisogno formativo e una identificazione altrettanto puntuale del target di riferimento. È importante avere parametri e perimetri.
La formazione va adeguata e calibrata sempre affinché rispecchi le caratteristiche fondanti della cultura aziendale; ha bisogno di creatività e ogni novità e cambiamento vanno proposti in modo strategico e resi preziosi e apprezzabili.

Le carte non servono per “rompere” con l’impostazione della formazione in atto in azienda; nessun reset dell’approccio e dell’organizzazione. Vanno utilizzate in un’ottica di continuità ed evoluzione, per innestare novità e infondere nuova linfa vitale a processi formativi ormai un po’ troppo routinari e impigriti.
Insomma, innoviamo ciò che già funziona; parola d’ordine: perfettibilità!

Contattaci per organizzare un workshop nella tua organizzazione!!

Scritto da: Cristiana Dezi il 8 Novembre 2022

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