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AI Act: dalla teoria alla pratica

C’è una domanda che molte organizzazioni iniziano a farsi con crescente urgenza:
“Che impatto avrà l’AI Act su di noi?”

L’intelligenza artificiale è ovunque: gestisce processi decisionali, automatizza attività complesse, personalizza servizi, filtra contenuti. È nelle aziende, nelle amministrazioni pubbliche, nelle app che usiamo ogni giorno. E proprio perché è così pervasiva, l’Unione Europea ha scelto di regolamentarla con una legge che, nel 2024, è diventata realtà: l’AI Act.

Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni, a partire da questa intervista a Gabriele Mazzini, giurista e lead author del regolamento. È stata un’occasione preziosa per capire il senso profondo di questa norma: proteggere diritti fondamentali e, al tempo stesso, offrire un quadro di riferimento per innovare responsabilmente. Ma sapere perché è nata non basta. Serve anche sapere come funziona.

A cosa serve davvero l’AI Act

L’AI Act non è un insieme generico di linee guida, ma un vero e proprio regolamento vincolante, il primo dedicato specificatamente all’intelligenza artificiale. Introduce una classificazione per livelli di rischio e stabilisce obblighi precisi per sviluppatori (o fornitori) e utilizzatori di sistemi IA.

Non riguarda solo le Big Tech o le startup tech. Coinvolge anche le aziende “tradizionali” che integrano soluzioni IA nei propri processi, chi acquista software intelligenti da fornitori esterni, chi usa strumenti potenziati dall’IA, chi supporta quotidianamente il proprio lavoro con l’IA. In altre parole: tutte le organizzazioni che vogliono usare l’intelligenza artificiale in modo consapevole.

Nel nostro articolo “AI Act: il nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale”, abbiamo riassunto i punti chiave: le tecnologie vietate, i sistemi ad alto rischio, i requisiti di trasparenza, le nuove responsabilità. Ma anche le opportunità: come le sandbox regolatorie, pensate per permettere alle aziende di testare soluzioni innovative in un contesto protetto.

AI Act: un regolamento per le persone, non solo per le organizzazioni

Uno degli aspetti più interessanti dell’AI Act è che non nasce solo per “regolare il mercato”, ma soprattutto per proteggere le persone. Chi progetta sistemi IA dovrà garantirne l’equità, evitare discriminazioni, rendere comprensibili gli output generati dagli algoritmi. Questo si traduce, per esempio, nell’obbligo di informare l’utente quando sta interagendo con un sistema automatizzato, o nell’obbligo di rendere interpretabili talune decisioni supportate dall’IA.

Ecco perché questo regolamento riguarda tutti, non solo gli “addetti ai lavori”. Riguarda le persone e le organizzazioni, la cultura aziendale e le competenze del personale.

Lo raccontiamo in modo dettagliato anche in questo articolo dedicato all’obbligo di formazione introdotto dal regolamento, uno dei modi con cui l’Unione Europea invita alla responsabilità: avere una alfabetizzazione, le competenze essenziali, per conoscere e comprendere l’Intelligenza Artificiale, per usare e non essere usati da una tecnologia in continua crescita.

Dal testo alla prassi: un corso Skilla sull’AI Act per orientarsi davvero

Tutti questi aspetti – le classificazioni di rischio, i diritti delle persone, i consigli per uno sviluppo e utilizzo sicuro dell’IA – sono al centro del nuovo percorso formativo che abbiamo realizzato con il contributo diretto di Gabriele Mazzini, Architect e lead author dell’AI Act (in Commissione Europea da agosto 2017 ad agosto 2024):Dentro l’AI Act. Capire, applicare e trarre valore dal regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale

È un corso adatto a tutti e tutte: chi sviluppa tecnologia, chi la adotta, chi la gestisce, chi vuole capire come cambierà il proprio settore, chi vuole semplicemente scoprire in che modo l’Unione Europea ha pensato alla tutela e alla sicurezza delle persone. Con un approccio pratico, un linguaggio preciso e puntuale (ma accessibile) e con l’autorevolezza di chi è stato protagonista della scrittura della norma.

Il percorso si compone di 3 pillole:

  • AI Act senza segreti – una guida chiara e operativa al regolamento;
  • Cittadinanza digitale ed AI Act – per comprendere il rapporto tra IA e diritti delle persone;
  • AI Act per innovare – strumenti per integrare soluzioni IA in azienda in modo sicuro, strategico e conforme.

AI Act come specchio: un’occasione per riflettere e prepararsi

Più che una legge, l’AI Act è uno specchio: ci obbliga a chiederci che rapporto vogliamo avere con l’intelligenza artificiale. È una sfida culturale, prima ancora che tecnologica o normativa.
E la formazione può essere un ottimo punto di partenza per affrontarla con lucidità, evitando sia la paura che l’improvvisazione.

Abbiamo raccontato l’AI Act in molti modi, ora è il momento di maneggiarlo davvero.
Con consapevolezza. E con il supporto di chi lo conosce davvero.

Scritto da: Federica Pancotti il 24 Giugno 2025

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