Una domanda che non puoi evitare (se ti occupi di formazione)
L’introduzione dell’Intelligenza Artificiale, in particolare dell’intelligenza artificiale generativa, e la possibilità di accedere a tool e strumenti basati sull’AI di facile utilizzo, sta generando impatti e cambiamenti rilevanti in molti ambiti della nostra vita, in particolare del nostro modo di lavorare; non a caso, numerosi osservatori parlano di una quarta rivoluzione industriale in atto, strettamente intrecciata con lo sviluppo dell’AI.
L’intelligenza artificiale sta generando al contempo una rivoluzione profonda nel mondo dell’apprendimento. In questo articolo ci focalizzeremo proprio su come l’AI può supportare i processi formativi aziendali.
Cercheremo di dare risposta a una domanda fondamentale che chiunque lavori in ambito formativo si sta facendo: «in che modo la formazione degli adulti può beneficiare delle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale?».
I 3 impatti dell’AI sul corporate learning
Andiamo a vedere rapidamente quali sono i principali impatti che l’AI sta avendo proprio nel mondo della formazione.
1. Nuove competenze: Innanzitutto, emerge la necessità che le persone sviluppino nuove competenze: di conseguenza la proposta formativa delle aziende nei confronti delle persone che vi operano si arricchisce di nuovi contenuti.
Sotto l’ombrello dell’AI si colloca un mondo di conoscenze e competenze da esplorare, su cui effettuare una formazione mirata che sia il più possibile continua (anche considerata la rapidità con cui le tecnologie evolvono); la formazione sull’AI si collega strettamente ai programmi sulle competenze digitali e li amplia fortemente. Per citare solo alcune delle competenze chiave da porre sotto la lente d’ingrandimento:
- Capacità di comprendere, analizzare e interpretare i dati per prendere decisioni.
- Prompting e utilizzo efficace di software e strumenti di AI generativa.
- Capacità di attivare il pensiero critico per la valutazione e la validazione delle informazioni e degli elaborati.
2. Nuovi tool: L’avvento dell’AI ha anche favorito lo sviluppo di tool molto potenti per la creazione di contenuti formativi, come ad esempio:
- Strumenti per generare testo, utili per la stesura di progetti o per la redazione dei contenuti formativi.
- Strumenti cosiddetti text to video che trasformano testo in video animati.
- Strumenti del tipo text to speech che trasformano contenuti testuali in tracce parlate o musicali.
- Strumenti per la generazione di immagini.
3. Nuove (e non solo) metodologie. Infine, il terzo ambito su cui l’AI impatta fortemente è quello delle metodologie formative che possono essere rinnovate o potenziate grazie strumenti digitali creati con il supporto dell’Intelligenza Artificiale.
Metodologie AI powered – Nuove e consolidate metodologie per un apprendimento supportato da Intelligenza Artificiale
L’AI può giocare un ruolo fondamentale nella costruzione dei percorsi formativi e nell’applicazione delle metodologie didattiche, supportando chi si occupa di progettazione della formazione nello sforzo costante di mediazione che viene effettuato tra i contenuti da apprendere e coloro a cui sono destinati i corsi.
Partiamo da alcuni importanti spunti metodologici che ci vengono suggeriti dalle teorie e dalle pratiche che ruotano attorno al tema dell’apprendimento:
- È più facile ricordare qualcosa di cui abbiamo discusso, magari animatamente, piuttosto che qualcosa che abbiamo solo letto o ascoltato.
- Spesso non comprendiamo bene qualcosa finché non l’abbiamo espressa-verbalizzata a parole nostre.
- Dalla conversazione e dal dialogo possono emergere punti di vista inediti.
- L’esperienza, l’allenamento e la messa in pratica sono fondamentali per l’acquisizione di nuove competenze.
Avvalendoci dell’AI possiamo potenziare proprio quelle esperienze di apprendimento che si basano sulla pratica e sulla conversazione; vediamo in che modo.
Conoscere i limiti (del digital learning), per superarli
Il digital learning (inteso come esperienza di apprendimento asincrona basata su oggetti multimediali) ha mostrato sin ora alcuni limiti difficilmente superabili sui fronti strategici dell’interazione dialogica e conversazionale e dell’apprendimento esperienziale. È stato possibile creare esperienze di apprendimento che potremmo definire «light»: l’utente interagisce con l’oggetto formativo prevalentemente operando scelte tra una serie di opzioni (pensiamo ai test, ai bivi decisionali all’interno di un cartoon o di un filmato con attori o ai giochi interattivi con vari livelli di complessità). In tal senso l’esperienza formativa digitale, seppur interattiva, è caratterizzata prevalentemente da una sorta di unidirezionalità.
Rompere il muro dell’unidirezionalità, con il dialogo
<<Con l’AI possiamo spingerci oltre, possiamo rompere il muro dell’unidirezionalità creando esperienze di apprendimento che permettono una partecipazione attiva del destinatario della formazione>>.
Alessandra Scapati
È il discente che costruisce e dà senso a ciò che apprende attraverso il dialogo e l’interazione diretta con personaggi virtuali, di cui più avanti illustreremo degli esempi.
La centralità del dialogo e della conversazione nell’apprendimento trova conferma nei modelli pedagogici più consolidati. Le teorie sociocostruttiviste, da Vygotskij a Bruner, sottolineano il ruolo chiave dell’interazione sociale nella costruzione del sapere. Il dialogo consente di chiarire concetti, esplorare punti di vista alternativi e generare nuove idee.
<<Con l’AI, tale dinamica viene replicata attraverso agenti conversazionali che stimolano la riflessione, pongono domande strategiche e offrono risposte contestualizzate. Non è solo un esercizio: è un allenamento mentale che sviluppa competenze critiche>>.
Federica Pancotti
Le capacità sono come i muscoli. Apprendere con l’allenamento e la pratica
Prendiamo ora in considerazione il concetto di apprendimento esperienziale basato sull’allenamento. Anch’esso non semplice da applicare nel digital learning, ma al contempo fondamentale; le capacità proprio come i muscoli del nostro corpo si rafforzano e si sviluppano attraverso l’allenamento e la pratica.
Con l’AI possiamo mettere in campo esperienze di apprendimento basate sull’allenamento, che consentono di esercitarsi, sbagliare, riprovare, imparare.
Proprio come accade con i muscoli, anche le capacità si sviluppano con l’esercizio costante. E qui l’AI può offrire un contributo decisivo: permette di creare ambienti sicuri in cui esercitarsi, sbagliare, riprovare. Proprio come in una palestra.
Ed è un paragone che regge anche sul piano teorico. Esistono infatti due modalità fondamentali di apprendimento:
• Simbolico-ricostruttivo: è il classico apprendimento scolastico, che richiede concentrazione, sforzo, ripasso costante. Funziona bene per concetti astratti, ma si traduce con difficoltà nella pratica.
• Senso-motorio: si attiva quando facciamo esperienza diretta delle cose. È rapido, piacevole, stabile nel tempo. Ma ha bisogno di contesto e pratica per essere davvero efficace.
Se la prima modalità ci fa capire cosa fare, è la seconda che ci insegna come farlo davvero. Ecco perché servono luoghi e strumenti che rendano possibile allenarsi. Le simulazioni AI-powered rispondono a questa esigenza, offrendo contesti realistici dove mettere in gioco le proprie competenze, senza rischi e con feedback immediati.
Simulatori e Tutor conversazionali
Grazie alla capacità dell’AI generativa di comprendere e produrre linguaggio naturale, possiamo progettare esperienze formative che si basano sul dialogo e sull’interazione.
Due sono le soluzioni principali che utilizziamo per rendere l’apprendimento davvero attivo e personalizzato:
• Simulatore conversazionale: è una vera e propria palestra digitale. L’utente si trova immerso in situazioni realistiche in cui può allenarsi attraverso il dialogo, sperimentare strategie, sbagliare, riprovare. L’accento qui è sull’esperienza e sull’azione.
• Tutor virtuale: è un accompagnatore, un mentore digitale. Offre spiegazioni, orienta nelle scelte, aiuta a riflettere. È sempre disponibile e si adatta alle esigenze dell’utente. Il suo obiettivo? Guidare e facilitare l’apprendimento lungo il percorso.
Entrambi gli strumenti si fondano sulla conversazione come leva per costruire significato. Allenamento pratico e guida personalizzata: due approcci complementari, entrambi resi possibili dall’AI.
Provare e sbagliare, senza farsi male. I Simulatori conversazionali
I simulatori conversazionali sono ambienti digitali immersivi che permettono di esercitarsi in situazioni complesse, dialogando con personaggi virtuali realistici e credibili. Come in un simulatore di volo, l’utente può sperimentare, sbagliare, correggere il tiro. Ma senza conseguenze reali.
Non servono visori o tecnologie avanzate: basta il linguaggio. L’interazione avviene in modo naturale, con risposte libere, personalizzate e sempre diverse. Ed è proprio grazie a questa modalità che il simulatore diventa uno spazio efficace per allenare competenze comunicative, relazionali, decisionali.
Il valore si amplifica grazie al feedback finale: dettagliato, immediato e orientato al miglioramento. L’utente può così riflettere sulle proprie strategie, metterle alla prova, migliorarsi progressivamente.
<<Diversi dai tradizionali scenari a risposta multipla, consentono risposte libere e realistiche, stimolando l’apprendimento pratico. Ideali per migliorare competenze comunicative e relazionali in vari contesti, come customer service, gestione dei team e negoziazione, consentono di testare diverse strategie e ricevere feedback immediati per il miglioramento.>>
Federica Pietrolungo
• L’utente interagisce con un personaggio virtuale dotato di motivazioni, personalità, sentimenti
• L’interazione è libera (no scelta multipla), realistica e avviene tramite il linguaggio naturale
• La conversazione consente di esercitare e mettere alla prova capacità e competenze
• Al termine della conversazione l’utente riceve un feedback immediato per il miglioramento
Skilla ha sviluppato una libreria di simulatori conversazionali per allenare soft skills. Ogni simulatore propone scenari realistici, nei quali l’utente interagisce con agenti virtuali in linguaggio naturale. Questi agenti non sono semplici chatbot: hanno motivazioni, comportamenti, personalità.
<<Orchestrando agenti di intelligenza artificiale abbiamo potuto declinare un enorme potenziale in un’esperienza utente gradevole e conversazionale, oltrepassando i limiti classici dell’apprendimento digitale fino ad interagire con il discente nel suo linguaggio naturale.>>
Lucio Monterubbiano
Alcuni esempi
• Edward stimola il pensiero laterale. L’utente veste i panni di un designer d’interni e impara a riformulare problemi, generare alternative, trovare soluzioni originali.
• Erika & Co. si svolge in un negozio di calzature. L’obiettivo: comprendere le esigenze del cliente, adattare la comunicazione e concludere una vendita efficace.
• Elisa & Co. propone un’esperienza da recruiter. Tre candidature virtuali, ciascuna con profili e stili diversi: a te il compito di selezionare le più adatte.
Ogni simulatore è un’opportunità per vivere un apprendimento attivo, concreto e coinvolgente, centrato sull’esperienza diretta.
<<Con i simulatori conversazionali, la formazione smette di raccontare come si fa: lo fa accadere. È il dialogo stesso che diventa spazio di trasformazione, dove si impara agendo. La simulazione conversazionale non è solo una tecnologia in più. Ci allena al confronto, ci espone all’errore, ci restituisce la forza del dialogo come strumento di crescita.>>
Silvia Innocenzi
Come utilizzarli?
I simulatori conversazionali possono essere utilizzati sia in autoformazione sia in contesti sincroni, come l’aula o i webinar.
• In modalità asincrona offrono un’esperienza individuale, attiva e riflessiva, arricchita da sfide, momenti di autovalutazione e feedback mirati.
• In modalità sincrona diventano strumenti collaborativi: utili per stimolare il confronto tra pari, introdurre un tema o far emergere dinamiche reali.
La loro funzione cambia anche in base a dove vengono inseriti nel percorso formativo:
• All’inizio aiutano a prendere consapevolezza delle competenze richieste e dei comportamenti da mettere in atto.
• Alla fine consentono di mettere alla prova quanto appreso, trasformandosi in uno strumento di allenamento attivo.
Una metodologia interessante è quella della sfida tra gruppi, dove due team si confrontano nella gestione di uno scenario, ricevendo poi feedback e commenti da un formatore. Questo trasforma l’esperienza in un gioco serio, capace di motivare e stimolare.
Il feedback restituito al termine della simulazione ha un alto valore formativo: scompone la competenza in sotto-capacità e comportamenti osservabili, fornendo una valutazione puntuale e orientata al miglioramento.
Tutti i vantaggi di usare un simulatore
I simulatori conversazionali offrono numerosi vantaggi formativi, sia dal punto di vista dell’efficacia didattica sia della qualità dell’esperienza vissuta dall’utente. Ecco i principali:
• Ambiente sicuro e privo di rischi reali, in cui sperimentare decisioni complesse, affrontare situazioni delicate e allenarsi senza conseguenze negative.
• Feedback immediato e personalizzato, con valutazioni in tempo reale che evidenziano punti di forza e aree di miglioramento, rendendo visibili i progressi.
• Ripetibilità e flessibilità: gli scenari possono essere affrontati più volte per testare approcci diversi, consolidare competenze e rafforzare l’efficacia delle strategie adottate.
• Interattività coinvolgente, che stimola la partecipazione attiva e rafforza l’engagement, rendendo l’apprendimento più memorabile.
• Formazione su misura, che adatta percorsi e contenuti alle esigenze del singolo, favorendo un apprendimento realmente personalizzato.
• Apprendimento situato e contestualizzato, che consente di immergersi in ambienti realistici e affrontare situazioni specifiche attraverso l’esperienza diretta.
<<In sintesi, i simulatori favoriscono un apprendimento attivo, pratico e riflessivo. Non si limitano a “trasmettere contenuti”, ma offrono uno spazio dove è possibile agire, sbagliare e migliorare. Come dimostrano anche le teorie dell’apprendimento esperienziale, è proprio la possibilità di fare, riflettere e correggersi che permette di acquisire competenze solide e durature>>.
Elisa Veritti
Parliamone. I tutor conversazionali
Un’altra tipologia di agente conversazionale utilizzato per promuovere l’apprendimento è il tutor conversazionale. A differenza del simulatore, che consente di allenare una competenza andando a dialogare con un personaggio, il tutor offre un affiancamento in real time durante l’esperienza di apprendimento. Si tratta, anche in questo caso, di una interazione discorsiva, che varia in base al livello di competenza offerto dal tutor e in base alla tipologia di supporto offerto all’utente:
• Il/la tutor per il debriefing – aiuta a comprendere, accompagna nella riflessione
• Il/la tutor orientatore – aiuta a scegliere il percorso, ad orientarti, a personalizzare il sentiero dell’apprendimento
• Il/la tutor di contenuto – aiuta ad approfondire, chiarire dubbi, rispondere a domande, arricchire con curiosità.
Magritte: un personaggio misterioso per il debriefing conversazionale
<<Nella mini serie «I Love My Tea(m)», in esclusiva nella Skilla Library, c’è un esempio di tutor AI utilizzato per la fase di debriefing del percorso formativo: al termine delle prime puntate della miniserie, uno dei personaggi, il misterioso Magritte, si rivolge all’utente e guardando in camera lo invita a interagire via chat dicendo “Aspetta. Ti scrivo, sono curioso di sapere cosa ne pensi…>>
Michele Pasquoni
Il personaggio/tutor guida l’utente nell’analisi dei comportamenti dei protagonisti nelle varie scene, aiutandolo a riconoscere le decisioni giuste e sbagliate e a riflettere su quanto appena visto nell’episodio.
La forza di questo strumento risiede anche in questo caso nella forma discorsiva: l’utente è spinto, attraverso il dialogo, a costruire da sé il debriefing, trovando errori e comportamenti da evitare. Discutendo con il personaggio, arriva a formulare un debriefing con altri strumenti avrebbe semplicemente trovato già “confezionato” al termine del video. Il discente dunque “costruisce dialogicamente il debriefing”.
È un po’ quello che avviene nei contesti di interazione reale: attraverso strategie discorsive come l’accordo, il disaccordo, il chiedere chiarimenti, si progredisce verso forme di più complesse di concettualizzazione e si costruisce nuovo significato.
<<Questa convinzione ci ha sempre guidati nella progettazione: la conversazione, seppur simulata e con personaggi virtuali, attiva meccanismi cognitivi che promuovono un apprendimento più significativo.>>
Chiara Moroni
Arianna: la tutor di orientamento, per non perdere il filo
Attualmente in lavorazione e presto disponibile nella piattaforma di fruizione Skilla Cloud, il tutor di orientamento iniziale è un’altra applicazione di agente discorsivo.
Conversando e interagendo con Arianna, una tutor AI powered, la persona esplicita i propri desideri e gli argomenti su cui vorrebbe migliorare e insieme al tutor trova i percorsi di apprendimento che rispondono alle sue esigenze, andando a costruire playlist e percorsi formativi personalizzati.
In questo modo la Skilla Library si adatta e personalizza l’esperienza di apprendimento dell’utente.
Come negli altri esempi mostrati, il confronto discorsivo, in questo caso con un tutor più esperto, attiva l’attenzione della persona, lo focalizza su alcuni aspetti importanti, la spinge a riflettere su episodi e comportamenti adottati a lavoro. I due interlocutori conducono una discussione su obiettivi formativi, desideri e passioni, per andare a costruire un percorso su misura.
<<Avremmo potuto allo stesso scopo andare a sviluppare un quiz con domande simili, ma abbiamo la ferma convinzione che non avremmo ottenuto lo stesso risultato.>>
Michele Norscini
La conversazione e la discussione, per alcune caratteristiche di questa forma di comunicazione, come l’informalità e appunto la dialogicità, rendono possibile una autentica riflessione sulle proprie passioni.
Conclusioni – Discutendo si impara, sbagliando si impara
In conclusione, possiamo affermare che:
• DISCUTENDO SI IMPARA. La discussione (tra pari, con l’esperto/a ecc.) ha un forte potere generativo. Ci permette di costruire nuovi significati a partire da punti di vista differenti e favorisce il cambiamento concettuale che è alla base dell’apprendimento.
• SBAGLIANDO SI IMPARA. Provare, sbagliare, ricevere un feedback mirato facilitano l’apprendimento.
Tali asserzioni, sintetiche e di buon senso, sono esemplificative di una visione molto netta dell’apprendimento; simulatori e tutor conversazionali supportano tale visione e consentono di imparare dialogando, praticando e commettendo errori.
Alessandra Scapati, Head of Learning Design & Project Planning
Federica Pancotti, Project Manager
Federica Pietrolungo, ICT Developer
Lucio Monterubbiano, Technology Solutions Manager
Silvia Innocenzi, AI Solution Manager
Elisa Veritti, Project Manager
Michele Pasquoni, Art Director
Chiara Moroni, Responsabile Sviluppo Editoriale
Michele Norscini, Instructional Designer